
C’è una famosa frase di Benjamin Franklin che afferma:
La birra è la prova che Dio esiste e vuole che siamo felici.
Come dargli torto? Avanti ad un boccale di birra tutti i malumori svaniscono e diventiamo improvvisamente tutti amici, dimenticando divergenze e favorendo l’aggregazione sociale.
Da sempre, fin dall’antichità, l’alcol, e in particolare la birra, è stato un collante sociale molto potente: tutte le popolazioni hanno la loro ricetta della birra perfetta. Alcune sono più famose di altre, certo, ma più o meno tutti i Paesi del mondo hanno una birra dal sapore unico nel suo genere.
In certi Paesi, come quelli del nord Europa, ad esempio, una pinta di birra dopo il lavoro è quasi un rito.
Per essere prodotta in massa, tuttavia, la birra richiede delle risorse naturali di non poco conto: basti pensare alla quantità di malto d’orzo che serve per produrre un barile e moltiplicarla per milioni di barili venduti ogni anno.
Per questa ragione, l’agricoltura legata alla birra è diventata sempre più intensiva e mira a sfruttare i terreni fino a spremerne il massimo ricavabile per poi abbandonarli quando questi diventano improduttivi.
L’idea della casa danese Norrebro Bryghus, riportata sul sito Zoomgossip invece, mira a limitare lo sfruttamento intensivo dei terreni, con un concime naturale molto particolare: l’urina umana!
Questa idea quantomeno insolita viene dal fatto che nei festival danesi viene prodotta tantissima urina, che una volta entrata in contatto con la natura causa diversi problemi. Raccogliendola e lavorandola, invece, se ne possono ricavare litri e litri da poter usare come concime nei campi di orzo. Non solo basta per la produzione di birra, ma addirittura può aiutare anche altri agricoltori delle zone circostanti.
La domanda è: l’idea ha avuto successo? Apparentemente sì: chiarito l’equivoco iniziale per il quale molti pensavano che venisse venduta urina filtrata come birra, in molti la stanno acquistando e ne hanno dato feedback positivi.
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